Disturbo da binge-eating. La ricerca scientifica e l’intervento terapeutico

Resoconto del workshop tenuto da  Carlos Grilo durante il Congresso Nazionale AIDAP 2016 (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso) 

A cura di Eleonora Geccherle

grilo Si è svolto a Verona il congresso nazionale AIDAP 2016, che quest’anno ha visto intervenire Carlos Grilo, professore di Psicologia e Psichiatria alla Yale University School of Medicine. La sessione è stata coordinata dal dottor Riccardo Dalle Grave, responsabile dell’Unità di Riabilitazione Nutrizionale della casa di cura Villa Garda. Durante il primo giorno del convegno il professor Grilo ha tenuto un workshop sul tema “Disturbo da binge-eating, la ricerca scientifica e l’intervento terapeutico”. Il workshop ha affrontato diversi argomenti, tra cui le problematiche nella valutazione del disturbo da binge-eating, le evidenze scientifiche dei trattamenti psicologici e farmacologici, e in particolare il trattamento cognitivo-comportamentale per tale disturbo. L’incontro ha messo a confronto studiosi e clinici dei diversi ambiti disciplinari, tra cui medici, psicologici, ma anche nutrizionisti e dietisti con l’obiettivo di condividere conoscenze scientifiche aggiornate e indicare strategie terapeutiche a diversi livelli di cura, in sintonia con la sempre maggiore incidenza del disturbo da binge-eating.

Nella prima parte della mattinata, il professor Grilo ha mostrato una panoramica sulla diagnosi del disturbo da binge-eating, soffermandosi sulla comorbidità psichiatrica e medica del disturbo e sull’importanza di un adeguato assessment. Tale condizione infatti ha un rischio elevato di comorbidità con i disturbi d’ansia, di depressione, uso di sostanza e impulsività. Una specifica disamina è stata inoltre condotta sull’obesità, spesso associata a tale disturbo. Anche le comorbidità mediche, alcune dovute proprio all’obesità, sono spesso presenti e da non sottovalutare nel trattamento, che dovrebbe quindi coinvolgere oltre che lo psicologo anche un medico specialista ed essere svolto in equipe. La sessione è continuata con delle raccomandazioni cliniche, relative all’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. Tale caratteristica non è presente tra i criteri diagnostici del disturbo da binge-eating, ma può essere riscontrata in circa la metà dei pazienti affetti da tale disturbo ed è indipendente dal loro peso corporeo. Attraverso specifici questionari, come l’Eating Disorder Examination – Questionnaire (EDE-Q), integrati con quanto emerge dal colloquio clinico è possibile approfondire la tematica relativa all’immagine corporea. Tale aspetto, pur sfuggendo ai core-symptoms del disturbo nella classificazione nel DSM-5, assume estrema importanza nell’attuazione del trattamento, in quanto fortemente correlato alla psicopatologia del disturbo e all’esito dell’intervento terapeutico. La mattinata si è conclusa con un topic interessante, sulla cui trattazione non vi sono ancora studi in Italia: lo stigma per il peso, e la sua importanza clinica. Il “Weight Bias” fa riferimento a credenze ed atteggiamenti negativi sul peso, espressi non solo da persone comuni ma spesso anche da professionisti del settore sanitario. Questo fenomeno può avere un’importante rilevanza clinica, incentivando comportamenti di evitamento nella ricerca di un adeguato aiuto specialistico da parte di questi pazienti. Il consiglio con il quale il professor Grilo ha terminato la sessione della mattinata è rivolto dunque ai clinici che trattano questo disturbo: il linguaggio è importante, ed è bene essere consapevoli della difficoltà di questi pazienti in relazione alla gestione delle loro problematiche, non solo fisiche ma anche comportamentali ed emotive.

Il pomeriggio si è aperto con un’overview sui modelli di trattamento evidence-based per il disturbo da binge-eating, tra cui la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia interpersonale. Come riportato da diversi studi in letteratura, entrambi questi modelli di trattamento producono una riduzione a breve e lungo termine degli episodi di abbuffate, così come della psicopatologia associata al disturbo, ma non hanno un effetto significativo sulla perdita di peso. Recenti studi sul trattamento comportamentale per la perdita di peso hanno invece riportato una riduzione degli episodi di abbuffate accompagnata da una modesta perdita di peso. Infine vi sono state delle evidenze nel breve termine per una forma di auto-aiuto guidato con manuali derivati dalla terapia cognitivo-comportamentale, sebbene questo trattamento richieda ulteriori approfondimenti.

Sempre sulla terapia, il relatore ha presentato alcuni studi da lui condotti sul trattamento farmacologico, in seguito soffermandosi sul confronto con la terapia cognitivo-comportamentale. Allo stato attuale della ricerca non vi sono studi che dimostrino l’efficacia a lungo termine della terapia farmacologica per il disturbo da binge-eating. Il topiramato è l’unico farmaco che ha mostrato effetti positivi sia sul miglioramento della psicopatologia sia sulla perdita di peso a breve termine, ma i suoi  importanti effetti collaterali ne limitano l’applicazione clinica. Negli USA è stata recentemente approvata per la cura del disturbo da binge-eating la lisdexamfetamine dimesylate (LDX) sulla base dei risultati positivi ottenuti da questo farmaco nella riduzione degli episodi di abbuffate in tre trial randomizzati e controllati di “solo” 12 settimane di trattamento. Il farmaco, però, è uno stimolante che  non è indicato per la perdita di peso e ha un alto rischio di abuso/dipendenza. In tal senso, la terapia cognitivo-comportamentale “migliorata” (CBT-E) proposta dal prof. Christopher G. Faiburn rappresenta un’ottima e consigliabile alternativa nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione in generale, compreso il disturbo da binge-eating, proponendosi come un approccio collaborativo, strutturato e focalizzato solo sui meccanismi di mantenimento rilevanti per il paziente (per un approfondimento sulla CBT-E: Fairburn CG. “La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione”, Firenze, Eclipsi; 2010, Dalle Grave, R. “La Terapia Cognitivo Comportamentale Multistep dei Disturbi dell’Alimentazione. Teoria, Trattamento e Casi Clinici” Firenze: Eclipsi; 2015).

Durante la parte finale del workshop è stata data particolare importanza alle linee guida e ai protocolli di trattamento di tale terapia che ha maggiori evidenze scientifiche nel trattamento del disturbo da binge-eating. Un interessante spunto di discussione è stato quello di analizzare le sfide e le difficoltà nell’implementare i protocolli terapeutici proposti dalla CBT nel contesto clinico. L’applicabilità nel mondo “reale” del modello è stata studiata da diversi autori, in particolare dal professore Glenn Waller, che ha introdotto il concetto di “deriva” terapeutica, un termine usato per descrive la scarsa aderenza dei clinici che applicano la terapia cognitivo-comportamentale per i disturbi dell’alimentazione ai protocolli di trattamento. Inoltre, come dimostrato da uno studio di Tobin, quasi il 98% dei terapeuti usa nella gestione dei disturbi dell’alimentazione in maniera indiscriminata tecniche di più approcci terapeutici differenti che non hanno evidenza di efficacia. L’appello finale del professore Grilo è stato quindi quello di impegnarsi nel trovare una modalità di attuazione di tale trattamenti che non sia ecclettica ma fedele al protocollo proposto, non solo nel problema alimentare, ma nella gestione di ogni tipologia di disturbo.

Il convegno è stato appassionante, arricchito dalla lunga esperienza clinica e di ricerca del professor Grilo e dall’organizzazione del dottor Riccardo Dalle Grave, la cui capacità di fornire evidenze scientifiche sui trattamenti dei disturbi dell’alimentazione arricchisce la comunità scientifica di chi si occupa di tali problematiche.

 

Bibliografia:

Dalle Grave,R. “La Terapia Cognitivo Comportamentale Multistep dei Disturbi dell’Alimentazione. Teoria, Trattamento e Casi Clinici” Firenze: Eclipsi; 2015
Fairburn CG. “La terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione”, Firenze, Eclipsi; 2010